Il senso della pratica e della meditazione
« Né acqua, né luna »
Un’antica favola storia Zen narra che la monaca Chiyono studiò per anni, ma non fu capace di trovare l’Illuminazione.
Una notte si recò al pozzo per attingere l’acqua con un vecchio secchio di legno.
E mentre camminava solitaria guardava la luna piena riflessa nell’acqua del secchio.
Improvvisamente, la canna di bambù che sorreggeva il secchio, si ruppe, e il secchio cadde a terra.
L’acqua fuggì via, il riflesso della luna scomparve e Chiyono diventò Illuminata. E scrisse questi versi:
“In un modo e nell’altro ho cercato di sorreggere il secchio sperando che il debole bambù non si sarebbe mai spezzato.
Improvvisamente il sostegno si è rotto. Non più acqua, non più luna nell’acqua, il vuoto nelle mie mani”.
la pienezza del vuoto
Se riesci a portare il vuoto tra le tue mani, allora ogni cosa diventa possibile.
Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso. Lascia cadere il secchio, cosi che l’acqua sfugga via, e con essa la luna. Solo questo ti permetterà di alzare lo sguardo e vedere la vera luna nel cielo.
Ma prima devi avere conosciuto il sapore del vuoto, devi lasciar cadere il secchio della tua mente, dei tuoi pensieri: non più acqua, né luna.
Il senso della pratica e della meditazione è tutto qui…